parco lambro

Le ferite del lockdown sui più giovani (e le cure che fanno bene)

Quali segni lascia un lockdown sui bambini? Quali ha lasciato quello dello scorso marzo e quali (e quanti) ne creerebbe uno nuovo? Difficile da dire e stimare con precisione. Di certo, però, per i bambini che trovavano nella scuola e nelle attività pomeridiane il momento principale della loro integrazione con il territorio e con i loro pari, ritrovarsi in casa soltanto con i familiari non aiuta.

La chiusura degli spazi di incontro porta con sé, infatti, anche una contrazione degli istinti sociali, quel coraggio ad andare incontro agli altri, fidarsi. E così, per molti minori c’è bisogno di una vera e propria “rieducazione” allo stare insieme, un aiuto a riscoprire il bello che si trova oltre la soglia di casa con gli altri bambini.

È quanto sta accadendo in queste settimane al GiocoScuola, lo spazio di aggregazione pomeridiano che un ente partner della Rete QuBì di Parco Lambro ha realizzato ascoltando i bisogni dei bambini e delle famiglie del quartiere, grazie anche al contributo di Fondazione Cariplo.

S. è un bambino di 11 anni che ha terminato la quinta elementare senza rivedere i propri compagni di classe, perché con la chiusura delle scuole a inizio marzo ha continuato la didattica da casa, interrompendo bruscamente relazioni, amicizie, confronti con i compagni e con gli insegnanti.

Ora si trova in prima media e la prima volta che la madre lo accompagna al GiocoScuola piange, “non ci voglio stare!” dice. Con grande delicatezza l’educatrice si rivolge a S., lo consola, lo incoraggia, lo invita a provarci: ci sono altri bambini che lo aspettano e le attività sono divertenti, piacevoli, anche se sempre con mascherina e distanziamenti.

La mamma lo guarda con affetto e gli sussurra “lo sai che non sappiamo bene l’italiano e qui ti aiutano a impararlo bene!”. L’educatrice allora gli suggerisce di andare “a sciacquare gli occhi” e S. si calma. Vede altri 5 ragazzini, bambini diventati in questi mesi più grandi senza nessuno che li abbia aiutati ad affrontare il cambiamento dalle elementari alle medie, e si convince. Entra, fa i compiti di italiano, gioca, fa merenda.

 

Quando la mamma torna a prenderlo alle 17 lo trova sorridente. Si avviano insieme verso casa. Dopo un po’ però S.torna indietro di corsa. “Ho dimenticato un libro!” dice con un tono di voce felice. È tornato da solo, abita vicino. Nell’andar via però aggiunge, rivolgendosi all’educatrice: “Ci vediamo martedì” e corre a casa con il sorriso stampato sul viso. L’educatrice dentro di sé pensa: “grazie S. per le tue lacrime e per tuo il sorriso, perché tornerai e potremo imparare l’italiano ancora, insieme”.