Il Programma QuBì diventa tesi di laurea

Milanese, 29 anni e le idee chiare. Greta La Gioiosa ci ha fatto una enorme sorpresa: a luglio ha presentato per la sua Laurea magistrale in Scienze del lavoro una tesi sul Programma QuBì, e noi l’abbiamo intervistata.

Come è nata questa idea?

«Ne avevo parlato con la mia professoressa Franca Maino del Laboratorio Percorsi di Secondo Welfare. A me interessava molto approfondire il problema della povertà infantile, poi ho visto il sito di Ricetta QuBì, ho chiesto subito se l’argomento poteva essere oggetto di studio e sono andata avanti…».

Quanto tempo hai dedicato alla raccolta delle informazioni?

«Non tutto quello che avrei voluto. Sono una studentessa lavoratrice, ho 29 anni, non è stato facile dedicare massima attenzione sia al lavoro che allo studio nell’ultima fase. In particolare non ho potuto contattare direttamente gli interlocutori di QuBì per le interviste che avevo programmato. Però credo di aver realizzato comunque una buona tesi».

Qual è la tua attività lavorativa?

«Ho un contratto a tempo indeterminato in un’agenzia interinale, però sono sempre stata attenta alle questioni del sociale e da qui è nata l’esigenza di realizzare questa tesi».

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Come hai affrontato l’argomento della povertà infantile?

«Ho strutturato la tesi in tre parti. La prima l’ho dedicata all’analisi, attraverso i più recenti dati Istat, della povertà in senso assoluto. Nel frattempo ci sono statistiche aggiornate ma la sostanza non è cambiata: si tratta di un problema enorme che riguarda oltre 5 milioni di persone. Se confrontiamo certi numeri con gli anni pre-crisi, vediamo che le dimensioni del problema sono addirittura raddoppiate. E dentro ai numeri ci sono ovviamente sempre più minori».

E gli altri capitoli?

«Nel secondo ho affrontato più nello specifico gli studi sulla povertà infantile riportando ricerche di enti come Save the Children, Miur, Unione Europea. Nel terzo capitolo invece ho descritto l’impegno in questo campo di Fondazione Cariplo con Ricetta QuBì: i dati, i risultati sul territorio, la povertà alimentare, la solidarietà, gli hub alimentari e poi il bando: come è nato e quali risposte ha prodotto».

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Alla fine che idea ti sei fatta: quella di QuBì può essere la ricetta giusta?

«Sì, è un modello perfettamente replicabile in altre realtà. Certo, c’è bisogno di tanti attori, di una rete che è importante tanto quanto il denaro messo a disposizione del progetto. Ma a mio parere funziona e vale la pena portarlo avanti».

Quanto è importante il contesto in cui si sviluppa Ricetta QuBì? Milano ha una sensibilità solidale che può fare la differenza?

«Sono milanese e apprezzo la mia città sotto tanti punti di vista, non ultimo quello che iniziative come questa riescono a dimostrare. Qui le tante associazioni presenti sul territorio hanno fatto rete, il progetto ha creato e rafforzato una struttura solida, che dialoga e crea concretamente aiuti. È nata una realtà che continuerà a essere un punto di riferimento anche quando Ricetta QuBì avrà esaurito il suo mandato».

A proposito: quale futuro dobbiamo attenderci? La povertà continuerà a coinvolgere un numero sempre maggiore di persone nella nostra società?

«Serve un cambiamento e deve essere soprattutto istituzionale. Le differenze tra le varie regioni sono evidenti, la copertura di servizi essenziali come gli asili nido oppure i servizi mensa è ancora carente in generale in Italia. Se penso che potrei avere un figlio da qui a cinque anni, ho motivi per preoccuparmi. Eppure vivo in una regione “ricca”. Ma gli standard non sono certo quelli dell’Europa. Vivere al sud ovviamente è anche peggio, insomma c’è molto da fare. Ricetta QuBì almeno ha il merito di aprire gli occhi sul problema proponendo anche una soluzione e aiutando le persone a 360 gradi. Non solo portando denaro, ma indicando percorsi di uscita dalla povertà».

Che cosa ti rimane di questa esperienza?

«Una forte emozione in generale. Come dicevo, ho chiuso la tesi in tempi stretti e mi sarebbe piaciuto approfondire meglio alcuni aspetti. Ma ho apprezzato enormemente il coinvolgimento di tante persone in Ricetta QuBì, il loro impegno, il rispetto per le persone, gli aiuti veri per esempio con il materiale scolastico. Cose preziose, che ti aprono la mente e ti fanno capire che ci basta poco per poter cambiare realmente le cose che non ci piacciono».