I “brutti ma buoni” sono dei biscotti famosi in tutta Italia, ma solo in pochi sanno davvero sono sono nati.
Di sicuro anche tu avrai assaggiato almeno una volta nella vita i famosi biscotti “brutti ma buoni”. Si tratta dei classici dolcetti, di solito alla nocciola e dalla forma bitorzoluta, bruttini da vedere, ma deliziosi da mangiare. Molti pensano siano nati in Piemonte, infatti spesso vengono chiamati in dialetto piemontese “brut e bon”, ma siamo sicuri che sia davvero così?

Ci sarebbero infatti almeno altre due regioni che ne rivendicano la paternità. Stiamo parlando di Lombardia e Toscana. Cerchiamo, quindi, di fare un po’ di chiarezza e di arrivare in fondo alla questione. Ecco chi ha inventato veramente i “brutti ma buoni”.
“Brutti ma buoni”: in pochi sanno dove è nata davvero la ricetta
Dove sono nati davvero i “brutti ma buoni”? Se lo chiedi ad un piemontese ti risponderà in Piemonte. Se lo chiedi ad un lombardo ti dirà in Lombardia. Ma non è finita qua, perché c’è anche chi sostiene che questi famosi biscottini siano nati in Toscana. La maggior parte delle persone, data anche la presenza delle nocciole, li farebbe risalire alla tradizione gastronomica piemontese.
In particolare, l’invenzione sarebbe in questo caso da attribuire ad una pasticceria di Borgomanero, in provincia di Novara, nel 1869. La teoria più accreditata, tuttavia, è che questi biscottini siano stati ideati nel 1878 a Gavirate, in provincia di Varese, nell’antica pasticceria di Costantino Veniani.

Egli ottenne infatti una sorta di brevetto da parte del Ministero agricoltura industria e commercio del Regno d’Italia, oltre che diversi riconoscimenti. Tra i maggiori estimatoria dei “brutti ma buoni” di Veniani ci furono anche personaggi illustri del calibro di Giuseppe Verdi, di Giosuè Carducci e della regina Elena di Savoia. Ma non finisce qua, perché i “brutti ma buoni” sono una specialità dolciaria diffusa anche in Toscana.
Si dice che siano arrivati in Centro Italia quando la capitale fu spostata da Torino a Firenze ed i pasticceri torinesi rifugiati in Toscana portarono con loro questo dolce segreto. Ciò che è certo, però, è che i “brutti ma buoni” sono conosciuti in realtà in tutto il Nord e Centro Italia, compresa l’Emilia Romagna. Addirittura anche in Sicilia ci sarebbero dei dolcetti chiamati proprio così e che si fanno con gli avanzi di altri dolci.
Insomma, mentre in Piemonte si preparano solo con le nocciole, nel resto d’Italia esistono diverse varianti dei “brutti ma buoni”, che prevedono l’aggiunta di mandorle, pistacchio, pinoli o altra frutta secca, gocce di cioccolato, cocco, cannella e aromi vari. Ad accomunarli, tuttavia, rimane sempre il tipico aspetto bitorzoluto, che contrasta con il gusto davvero unico.