Fave e pecorino sono un abbinamento tipico da gustare il 1° maggio, ma ti sei mai chiesto per quale motivo? Ecco svelato il mistero.
Il primo maggio a Roma, così come in tantissime altre zone d’Italia, non può mancare un abbinamento classico della nostra tradizione culinaria: quello composto da fave e pecorino. Ma ti sei mai chiesto perché per la Festa dei Lavoratori questi 2 ingredienti si gustano insieme?

Ci sono diverse spiegazioni in merito. Alcune attingono alla storia, altre ad alcune leggende popolari. Ad ogni modo, fave e pecorino assumono per i romani, e non solo, un significato di buon augurio. Sono un messaggio di speranza in previsione dell’arrivo dell’estate. Ma cerchiamo di spiegarci meglio.
Fave e pecorino: da dove arriva l’abbinamento culinario classico del 1° maggio
A tavola il primo maggio in tante zone d’Italia, specie a Roma e nel Lazio in generale, non possono mancare fave e pecorino. La loro presenza sulle nostre tavole è segno di buon auspicio. In particolare, trovare 7 semi invece di 6 nello stesso baccello di fave sarebbe una vera fortuna! Possiamo quindi dire che mangiare fave e pecorino il primo maggio altro non è che un augurio di speranza e felicità in previsione dell’imminente estate.

Anche singolarmente le fave hanno una valenza positiva. Sono infatti simbolo di prosperità e fecondità. Abbinarle al pecorino è stata quasi una scelta obbligata, dato che il loro sapore delicato sta benissimo con il gusto intenso di questo tipo di formaggio.
Ad ogni modo, non tutti sanno che l’usanza di consumare insieme fave e pecorino risalirebbe addirittura ai tempi degli Antichi Romani. Se i Greci erano soliti associare le fave alla morte, i Romani invece le consideravano un simbolo “generatore di vita”, anche per via delle affinità estetiche di baccelli e semi con il corpo maschile e femminile.
Non a caso, venivano consumate per celebrare la dea Flora, protettrice della natura in fiore e della rinascita. Anche il lancio dei baccelli era considerato un gesto di augurio ed è così che con il passare del tempo si cominciò a consumare le fave sempre più spesso, associate ad un altro prodotto locale molto famoso ed apprezzato già nella Roma antica: il pecorino.
La leggenda del pastore e del suo gregge
Ci sarebbe, poi, anche una leggenda che tenterebbe di spiegare tale usanza. Si dice che un pastore che viveva nell’Italia centrale ogni giorno portava al pascolo il suo gregge in una zona abitata da un lupo e, proprio il primo maggio, mentre il pastore pascolava il suo gregge, scoprì un campo di fave selvatiche in fiore.

Attirato da cotanta abbondanza, decise di raccoglierne un cesto, ma mentre era dedito a questa attività, il pastore sentì un rumore provenire dagli alberi vicini: era il lupo che voleva azzannare le sue pecore.
Il pastore, spaventandosi, lanciò in aria il cesto di fave, ma uno stormo di uccelli lo raccolse. Quando il cesto toccò terra, si era trasformato in delizioso pecorino che, emanando un profumo irresistibile, attirò il lupo lontano dal gregge, permettendo al pastore di scappare con le sue pecore.