Siamo giunti ad una delle giornate più importanti per il Cristianesimo: il venerdì Santo. In questo giorno la religione invita i credenti ad astenersi dal consumo di determinati cibi. Vediamo quali bisogna mettere al bando.
Religione e tradizione culinaria non sempre vanno a braccetto. La tradizione culinaria italiana è pienissima di alimenti invitanti, sfiziosi, pieni di grassi se vogliamo. La religione Cristiana – ma non solo essa – invita, invece, alla frugalità. In particolar modo nella giornata del venerdì Santo.

In generale durante tutto il periodo quaresimale sarebbe opportuno seguire un’alimentazione parca: si tratta, pur sempre, di un periodo di penitenza che precede la crocifissione di Gesù Cristo prima della sua risurrezione e vittoria sulla morte e sul male. Pertanto durante la Quaresima tutti siamo invitati ad evitare eccessi e, come si diceva un tempo, a compiere qualche “fioretto”.
Siccome “verba volant ma scripta manent”, tutto questo è stato messo nero su bianco nel 1966 da Papa Paolo VI nel Codice di Diritto Canonico e nella costituzione apostolica “Paenitemini”: si tratta non solo di tradizioni ma di veri e propri precetti per vivere nel modo più simile possibile a quella che fu la vita di Cristo durante i 40 giorni nel deserto, dove si impose l’astinenza da ogni forma di tentazione.
E il cibo rappresenta una delle più grandi tentazioni. Pertanto, iniziamo la giornata con un bel sorriso e con la consapevolezza che tra due giorni festeggeremo la Santa Pasqua con i nostri cari. Ma, nel frattempo, se oggi ci metteremo ai fornelli, ricordiamoci che alcuni cibi sono assolutamente vietati. Ma quali con esattezza?
Venerdì Santo: ecco quali cibi “vietati” non portare in tavola
Siamo arrivati ad una delle giornate più importanti dell’anno per i Cristiani: il venerdì Santo. Oggi, per rispetto dei precetti della nostra religione, dovremmo digiunare. Chi non se la sente può mangiare qualcosa purché non si tratti di uno dei cibi vietati: mangiarne anche solo un pezzetto significherebbe commettere peccato.

Un tempo la tradizione imponeva il completo digiuno nella giornata del venerdì Santo. Ad eccezione dei bambini, degli anziani e delle persone malate, tutti gli altri erano chiamati a fare penitenza astenendosi dal cibo. Oggi la tradizione si è un po’ ammorbidita e consente di mangiare anche se non proprio tutto.
Il primo alimento da mettere al bando nella giornata del venerdì Santo è la carne in particolare quella rossa in quanto è da sempre considerata un cibo opulento e, dunque, in netto contrasto con la frugalità e il sacrificio che vengono richiesti nei giorni di “magro”. Il filosofo – nonché Santo – Tommaso d’Aquino sosteneva che la carne rossa dà più piacere, quindi eliminarla sarebbe dimostrazione di maggior sacrificio.
Ma non sono ammesse nemmeno le carni bianche come il pollo e il tacchino in quanto, a differenza dei pesci, hanno il “sangue caldo”. Vietati i dolci e tutti i cibi che potremmo definire “goduriosi” e succulenti: quindi scordatevi una pizza o una ricca pasta con besciamella o un tagliere di formaggi.

Se non vi sentite di praticare il digiuno dovrete accontentarvi di pesce magro, verdure, qualche frutto e il pane avanzato perché, in questo giorno, la tradizione vorrebbe che non si facesse e non si comprasse nemmeno il pane fresco, simbolo di festa.
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Vi sembra troppo? Non dimenticate che tra due giorni è Pasqua: stare un po’ più leggeri male non ci farà!