Tutti se lo chiedono, ma nessuno sa la risposta: sono nati prima i taralli napoletani o quelli pugliesi?
I taralli sono una specialità tipica del nostro paese. Sfiziosi e fragranti, sono perfetti da mangiare come spuntino o aperitivo o per accompagnare salumi e formaggi al posto del pane. C’è però una diatriba a cui sembra essere molto difficile arrivare ad una conclusione.

Sono nati prima i taralli napoletani o quelli pugliesi? In effetti sono queste le due varianti regionali più conosciute e diffuse nella nostra penisola. Per quanto si chiamino allo stesso modo, si tratta di due prodotti leggermente diversi, che si distinguono gli uni dagli altri per delle caratteristiche ben precise.
Taralli napoletani o pugliesi? Non sono la stessa cosa: differenze e curiosità
Per quanto siano apparentemente simili, i taralli napoletani e quelli pugliesi sono due prodotti ben diversi. Entrambi sono squisiti, ma fra queste due regioni italiane sembrerebbe esserci una vera e propria diatriba su quale dovrebbe essere la ricetta più antica. Prima di risolvere la questione una volta per tutte, vediamo quali sono le principali differenze fra le due varietà.

Il tarallo pugliese si definisce come un biscotto salato, sottoposto ad una doppia cottura, prima in pentola e poi al forno. Per realizzarlo occorrono 4 ingredienti fondamentali: acqua, olio extravergine d’oliva, farina e sale. In alcune versioni, si usa anche il vino bianco. Poi si possono aggiungere anche cipolla, olive, finocchietto o altre spezie.
Il tarallo napoletano è differente sia per la ricetta che per la tecnica di cottura. Innanzitutto si usa lo strutto o un altro grasso animale in sostituzione all’olio di oliva e poi si mette anche il lievito. Per quanto riguarda la cottura, questa avviene direttamente in forno senza bollitura, ma pur sempre in due step. Inizialmente si assiste ad una cottura a temperatura standard fino a doratura e poi si procede con l’asciugatura intorno ai 110 gradi. La caratteristica comune è invece la tipica forma a ciambella.
Quali sono nati prima
Per riuscire a rispondere alla domanda che più di tutte ci attanaglia, ovvero se sono nati prima i taralli pugliesi o quelli napoletani, bisogna tornare indietro nel tempo. Tutti concordano sul fatto che le origini di questo prodotto siano popolari.
Secondo l’autrice Matilde Serao, i taralli si diffusero a Napoli alla fine del ‘700 per recuperare lo ‘sfriddo’, l’avanzo di pasta lievitata che non bastava per formare i panini. I fornai infatti erano soliti modellare questi avanzi con pepe e sugna in modo da ottenere delle ciambelline che, una volta cotte, erano vendute alle osterie o ai passanti per pochi soldi. Più tardi, nell”800, vennero aggiunte anche le mandorle.

Le origini dei taralli napoletani sarebbero dunque molto antiche, ma in realtà quelli pugliesi sarebbero comparsi già nel 1400, quando venivano preparati nelle case contadine con pochi ingredienti. Secondo un’altra leggenda, i taralli pugliesi sarebbero nati dall’idea di una mamma, alla quale venne in mente in tempo di carestia di preparare ai propri figli dei biscottini salati con i pochi prodotti che aveva a disposizione.
Con il passare del tempo, sotto il regno delle Due Sicilie, dalla Puglia i taralli sarebbero poi giunti in Campania grazie ai rapporti fra commercianti e marinai e, proprio in questa regione, si sarebbero poi arricchiti con ulteriori ingredienti.