La denuncia di una giovane italiana: ‘Ho avuto 4 aborti e due tumori per contaminazione PFAS’, l’allerta ignorata dall’Italia

Un caso emblematico italiano che ha scosso tutto il Nord Italia e non solo: una madre si vede negata la possibilità di effettuare i test alla figlia dopo la contaminazione da Pfas: alle spalle due tumori, quattro aborti e ancora nessuna risposta.

provetta in laboratorio e rubinetto acqua
La denuncia di una giovane italiana: ‘Ho avuto 4 aborti e due tumori per contaminazione PFAS’, l’allerta ignorata dall’Italia – ricettaqubi.it

Internet non è ad oggi soltanto un luogo di leggerezza o basato sull’uso dei social network, ma anche di vera informazione alla portata di tutti. E se in un mare di fake news, di complottisti e terrapiattisti qualcuno ha finalmente avuto il coraggio di parlare dei temi più attuali e scottanti, è giusto continuare a farlo. Proprio grazie a Internet e ai social, la popolazione italiana è venuta a conoscenza dei fantomatici Pfas, sostanze altamente pericolose presenti non solo su utensili da cucina, ma anche nell’acqua che beviamo. E proprio qui si colloca la storia di una madre e della sua unica figlia, che vede ‘negato‘ il diritto ai controlli sanitari.

Cosa sono i Pfas e perché sono così pericolosi per la salute dell’uomo

I PFAS(sostanze perfluoroalchiliche) sono composti chimici artificiali usati all’incirca dagli inizi degli anni 40 come rivestimento di molte padelle antiaderenti, ma non solo, diversi utensili di cucina, ma anche schiume antincendio e imballaggi alimentari. Resistono ad altissime temperature, ad acqua e composti grassi, motivo per cui il loro uso fu principalmente legato a contesti casalinghi e/o sanitari.

un disco provetta e acqua che scorre
Cosa sono i Pfas e perché sono così pericolosi per la salute dell’uomo – ricettaqubi.it

Purtroppo le ricerche negli anni hanno confermato la loro altissima pericolosità specialmente per la salute dell’uomo. I PFAS nello specifico possono:

  • Aumentare il rischio di insorgenza di alcuni tumori, tra cui quelli ai reni, ai testicoli, al seno e all’utero;
  • Compromettere il naturale funzionamento del fegato;
  • Interferire negativamente sulla produzione di ormoni tiroidei;
  • Influenzare la fertilità e il naturale sviluppo del feto;

Pericolo PFAS, il caso di Emanuela Franceschetti

Emanuela Franceschetti è purtroppo la protagonista di una terribile contaminazione presunta di PFAS dopo diverse analisi e test medici a cui si è sottoposta. Nel 2008 subisce un primo aborto, nel 2010 il secondo ancora ignara di quelle che sarebbero state le conseguenze. Nel 2013 dopo anni di frustrazione e arresa, rimane incinta e metterà al mondo come per miracolo la sua unica figlia.

Dopo questa subirà altri due aborti e dovrà arrendersi al desiderio suo e del marito Alessandro di avere una famiglia numerosa. Nel 2016 si inizia a parlare di questi fantomatici PFAS e di eventuali rischi collegati alle acque della zona del veronese, nel Vincentino e nella Bassa Padovana, ma per Emanuela il colpo finale arriverà nel 2019 quando le verrà diagnosticato un carcinoma bilaterale multicentrico al seno. Si sottopone a chemioterapia, radioterapia e le verrà effettuata una mastectomia.

bicchiere riempito da rubinetto
Pericolo PFAS, il caso di Emanuela Franceschetti – ricettaqubi.it

L’equipe medica da cui è seguita le consiglia di fare dei test oncologici per capire se possa esservi familiarità col tumore e dalle analisi scopre di non essere geneticamente predisposta. Ma la conferma di tutto arriverà come un fulmine a ciel sereno.

Emanuela Franceschetti e la conferma della contaminazione PFAS

Dalla diagnosi di tumore Emanuela viene a sapere che l’OMS aveva inserito i PFAS tra le sostanze cancerogene e leggendo gli studi dell’endocrinologo padovano Carlo Foresta su questi ultimi, indicava come effetti correlati alla contaminazione, oltre al tumore, anche infertilità e poliabortività. Guarisce dal primo tumore dopo un anno, ma in questo 2025 purtroppo il male si ripresenta. Ma Emanuela è preoccupata per il futuro di sua figlia.

Emanuela e l’appello all’Italia

Come riporta il Corriere del Veneto a cui la Franceschetti ha rilasciato una lunga intervista, chiede che la figlia possa avere la possibilità di sottoporsi ai test in grado di rilevare PFAS nel sangue: “Inizialmente i test li poteva fare solo chi abitava in zona rossa, poi la Regione ha esteso l’accesso allo screening anche a chi ha abitato nella zona rossa nei cinque anni precedenti all’installazione dei filtri, posizionati nel 2013. Ma pochi lo sanno, non mi è mai arrivata una comunicazione ufficiale dall’Usl che mi consenta l’accesso ai test. Chi non ha l’autorizzazione della sua Usl non può accedere al piano di sorveglianza sanitaria regionale, l’unico modo in Italia per conoscere la concentrazione di Pfas nel sangue. Da questo piano è esclusa mia figlia“.

“…Per inserirmi nel processo è tardi, quello che posso fare ora è proteggere mia figlia e per farlo devo avere la possibilità di accedere a quei test e sapere qual è la concentrazione di Pfas nel suo sangue. Non voglio che debba subire il dolore che ho passato io, deve poter fare una stretta prevenzione. Che non significa un esame del sangue ogni tanto, ma test specifici continuativi e regolari“: Questa è la richiesta di Emanuela in tutta questa spiacevole vicenda. E si spera in un percorso sanitario adeguato.

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